[SUONO] [MUSICA] [MUSICA] Questa spiaggia, la spiaggia meridionale dell'isola di Mozia, è stato il punto dove sono scesi dalla nave, è stato il punto in cui una nuova storia è iniziata e la cosa straordinaria per noi è stata che abbiamo potuto veramente toccare questo pavimento, questa sabbia e vedere le prime costruzioni dei Fenici, l'arrivo a Mozia era determinato come abbiamo detto da una cosa fondamentale, in questa spiaggia, su questa riva c'era l'acqua dolce, quindi una risorsa fondamentale per i naviganti, e la prima cosa che costruirono non furono delle case, furono dei pozzi, 12 pozzi allineati che servivano per poter riempire più velocemente possibile le navi che approdavano e dovevano ripartire, la seconda cosa ad essere costruita su questa spiaggia fu un edificio, un fondaco, come lo abbiamo chiamato, ossia un edificio che serviva da magazzino, da residenza, ma anche da luogo per lavorare tutte quelle funzioni che servivano alla prima comunità di persone che si erano trasferite a vivere qui per sopravvivere, per la loro sussistenza, e quindi abbiamo trovato gli ami, le reti per la pesca, ma anche le grandi anfore da trasporto che arrivavano dall'Oriente con tutto ciò che era stato portato dai primi naviganti che si stabilirono definitivamente a Mozia. Ovviamente accanto a questo edificio c'era un tempio, perché come vedremo più avanti, il luogo sacro era in realtà il fulcro della società antica, di questi popoli, e quindi anche dei Fenici trapiantati a Mozia, però adesso come vediamo da questa foto aerea, accanto ai pozzi c'è il fondaco, c'è l'edificio C8 e possiamo vedere cosa c'è stato ritrovato. La più antica ceramica che è stata trovata in questo punto dell'isola di Mozia ci ha testimoniato la data di questo arrivo, un arrivo che precede la diffusione della colonizzazione greca, quindi come ci aveva detto Tucidide before the Greeks, prima dei Greci sono arrivati i Fenici e hanno messo piede in Sicilia. Quindi questo paesaggio era molto semplice, c'era un piccolo acquitrino, un piccolo stagno, alimentato dall'acqua dolce, un piccolo villaggio di casette, il fondaco, e il tempio accanto con la sorgente, questa è un po' l'immagine, anche se vogliamo idilliaca di questa prima comunità, che avrà un ruolo fondamentale, cioè piano piano crescerà a dismisura. Sono molto interessanti i ritrovamenti del primo strato dell'insediamento dell'edificio C8. Tra questi spiccano alcuni reperti unici, come il dente di un'orca marina, questo è il più grande mammifero di tutti i mari, è l'animale dominante del mare, e non esiste nessuno che lo possa mangiare, e sicuramente non si trovava nel Mediterraneo, ma nell'Atlantico, quindi questo dente, che era stato montato su una collana come un pendente, era una testimonianza del fatto che il Fenicio che lo portava con sé aveva navigato oltre le colonne d'Ercole, quindi un ritrovamento dal significato straordinario che mostra come questi naviganti erano capaci di andare anche più lontano di quello che noi possiamo ancora oggi immaginare, ritrovato proprio nel fondaco di Mozia. Abbiamo messo insieme anche questo coccio di ceramica filistea per fare vedere che c'è una tradizione che risale a un periodo precedente, e poi la ceramica cipriota è stata trovata in questo edificio, quindi un rapporto con la prima isola grande del Mediterraneo in cui i Fenici si erano insediati, sapete che la prima colonia fenicia fondata da Tiro fu Kition sulla sponda meridionale di Cipro, e da lì evidentemente la rotta proseguiva fino ad arrivare proprio a Mozia. Ci sono dei reperti trovati a Mozia, come questo straordinario unguentario assiro che testimoniano proprio di questo flusso commerciale, cioè i naviganti non vengono da soli, esportano dei prodotti di grande valore, sono degli unguenti, sono anche degli oggetti esteticamente belli, che servivano negli scambi con le popolazioni locali, alcuni sono gli alabastra egiziani, cioè gli unguentari egiziani fatti di alabastro, o addirittura in questo caso vedete, ritrovata sempre nell'ambito di Mozia, questa situla di pasta vitrea egiziana della fine dell'ottavo secolo, che è un reperto veramente importante, e che mostra l'apertura di una rotta che sarà sempre continua con l'Egitto, nella quale vengono trasportati sia oggetti antichi rifunzionalizzati, che oggetti prodotti in quell'epoca, dei faraoni di quell'epoca. Eccoci di nuovo in un momento di scavo, vedete i nostri studenti che stanno scavando un pavimento dell'edificio C8, questo scavo è stato veramente entusiasmante, abbiamo avuto per le mani i primi oggetti della vita quotidiana dei Fenici, e tra questi sicuramente spicca la ceramica, spicca la ceramica red slip che vedete nella slide, cioè questa ceramica che è rivestita di uno strato di ingubbiatura rossa, venivano immersi i vasi dentro questo liquido di argilla, che poi cotto prendeva questa colorazione rossa che in realtà serviva a imitare il bronzo. Perché sono interessanti? Perché questi sono sicuramente importati, non sono stati realizzati a Mozia, e fanno parte di una serie di forme, come vedete, sono i corrispondenti dei nostri piatti di oggi, si chiamano coppe nella definizione, coppe e piatti, servivano per il banchetto e sono stati portati direttamente dall'Oriente, poi vedremo, forse da Sidone, ma non abbiamo ancora delle prove definitive. Accanto a questa ceramica, il resto della ceramica trovata nell'edificio C8 è invece quella che viene chiamata impasto, proprio un termine che dalla lingua italiana si è imposto anche nella letteratura anglosassone. Impasto vuol dire una ceramica non raffinata, che è fatta con un'argilla non depurata e che viene realizzata secondo una tradizione che era quella delle popolazioni indigene, anche lì locali, della Sicilia occidentale. E quali sono le forme fatte in questa materia? Sono delle grandi scodelle, sono dei grandi vassoi che servivano per scaldare il cibo e portarlo a tavola, praticamente si tratta di tutti i vasi che vengono usati in cucina e che vengono usati per la tavola, sono realizzati nello stile degli Elimi, cioè della popolazione indigena della Sicilia, perché? Perché probabilmente questi vasi venivano usati dalle donne che come abbiamo detto, i Fenici non le avevano portate con sé, ma le hanno trovate lì, e quindi guardate come la cultura materiale, la ceramica, riflette esattamente la composizione di questa nuova comunità, da una parte dei naviganti anche ricchi, magari dei mercanti o dei sacerdoti, quindi una parte anche alta del corpo sociale della madrepatria, e dall'altra delle donne locali che, anche se saranno state magari di famiglie importanti nelle comunità indigene locali, erano comunque delle persone semplici che realizzavano la ceramica con i mezzi che avevano nella loro antichissima tradizione. Le due cose si sposano bene insieme, perché sono complementari, da una parte ci sono i beni di lusso che vengono dalla Fenicia, e dall'altra ci sono i beni della vita quotidiana che sono fatti secondo una tradizione locale, è un esempio straordinario di integrazione, ci fa venire in mente, lo useremo spesso questo paragone perché è molto interessante, quello che sperimentarono gli europei, gli inglesi che andarono a colonizzare le Americhe. A un certo punto questi esploratori più si spingevano verso Occidente, più si sposavano le donne indiane, alcune sono diventate famose come Hononegah che è una famosa donna, di una tribù indiana del Wisconsin, che aveva sposato un colono inglese. Quindi i matrimoni misti sono sempre esistiti, quando ci si è trovati di fronte al problema della colonizzazione di terre che all'epoca erano sconosciute. La ceramica red slip è un marker dei Fenici, sparsa in tutto il Mediterraneo, diffusa dal 1100 a.C. fino al sesto secolo a.C. è veramente forse il biglietto da visita della presenza di questa popolazione in giro per il Mediterraneo in vari strati archeologici, ma in realtà di cosa si tratta? Si tratta di una tipica tecnica di trattamento della superficie dei vasi. I vasi vengono rivestiti con un sottilissimo strato, lo vedete nella foto al microscopio di argilla liquida che prenderà una colorazione rossa nella cottura attraverso la maggiore ossigenazione di questi vasi nella fornace, che a elementi ferrosi che sono conservati dentro a questo impasto del rivestimento gli daranno questa colorazione, non solo, spesso viene lucidata o polita con uno strumento, con un piccolo ciottolo, o con una stecca di legno. In questo modo il vaso assumeva quell'aspetto rilucente che era simile al prototipo che si immagina dovesse essere di bronzo. Perché la red slip quindi è importante? è importante perché gli archeologi la usano veramente come un elemento diagnostico, e studiandola in modo molto accurato sono riusciti anche a tipologizzarla e a cercare delle informazioni più precise sulla cronologia dei siti fondati dai Fenici. In realtà però non portarono soltanto la red slip, è interessante vedere quante cose i Fenici portarono in Occidente e possiamo fare un piccolissimo elenco, semplicemente per dare un'idea dello straordinario apporto culturale che questa popolazione diede con la sua espansione verso l'altra metà del Mediterraneo. Beh, innanzitutto ci sono le piante, si va dai piselli ai ceci alle lenticchie, all'orzo, al frumento, ma anche la cipolla, la vite, l'aglio, il basilico, la salvia, e così via, incluso anche il papiro e molte altre piante che non siamo ancora in grado di tracciare attraverso lo studio dei pollini e lo studio dei resti paleobotanici nell'insediamento, però se vedete tutto quello che ho elencato, vi potete immaginare di che straordinario contributo è stato al cambiamento anche delle tradizioni delle popolazioni che vivevano qui nell'Occidente. Ovviamente ci sono anche gli animali, perché si portarono dietro anche gli animali. Non abbiamo ancora la certezza per gli asini, che avevano una funzione fondamentale nell'antichità, come un animale da soma, ma anche per tutti i vari lavori agricoli, ma sicuramente si portarono le capre e le pecore, che erano la base alimentare dei giorni di festa dei Fenici, perché normalmente sennò mangiavano il pesce, però erano una base fondamentale della loro dieta, poi dobbiamo ricordarci anche i cani, che venivano portati anche nelle navi e che a volte avevano una funzione anche religiosa. Non esportavano quindi soltanto sé stessi e questi beni, ma in realtà esportavano un modello culturale, come abbiamo visto nelle lezioni precedenti un concetto di città, un concetto di società, un concetto di commercio, un concetto dello scambio, quindi l'introduzione dell'idea della moneta, in senso lato lo scambio di valore rappresentato dal metallo prezioso, come l'argento, una diversa organizzazione sociale e delle diverse tradizioni funerarie, di cui parleremo, anche queste, in una serie di lezioni che saranno dedicate al mondo dei morti e all'ideologia funeraria dei Fenici, infine ovviamente la tecnologia e l'alfabeto. Il nostro percorso quindi qui segna una tappa, ma dobbiamo fare ancora tutti questi passaggi nel futuro del nostro corso. Come era Mozia quando arrivarono i Fenici? Questo disegno ci può aiutare semplicemente a ricordare le cose fondamentali, intanto vediamo che c'erano queste ancore antichissime fatte di pietra con un foro, perché il nome Mozia viene da una radice semitica che vuol dire attorcigliare. Mozia era un approdo, ed era un approdo facilissimo, perché bastava piantare un palo e girare la corda attorno a questo palo che la barca era ferma, quindi era un approdo sicuro per i Fenici, era un porto naturale. Gli scavi nel settore C Sud dell'area del kothon, quindi nella parte più meridionale dell'isola, hanno portato alla luce i resti di questo antichissimo edificio, il più antico di tutto il Mediterraneo centrale, nel quale i Fenici avevano posto le loro prime mercanzie, una volta arrivati qui. Lo studio accurato di questi contesti ha portato a riconoscere la presenza di piante come l'uva, l'alloro, l'olivo che venivano dall'Oriente ed erano state portate insieme addirittura ad altri animali come per esempio la capra, che si portavano con loro, ma non portavano solo animali, portavano addirittura anche le pietre, vedete queste macine di basalto, ne abbiamo moltissime nello scavo, vengono tutte dai vulcani dell'Oriente e venivano portate nelle navi come zavorra, stavano nella stiva e rendevano queste antiche navi più stabili, perché non avevano la chiglia nell'antichità, non avevano quelle chiglie profonde che siamo abituati a conoscere, poi possiamo vedere il forno, ma soprattutto i pozzi e il sale, ecco l'acqua e il sale sono le risorse fondamentali di Mozia, l'acqua dolce per i naviganti è fondamentale, serviva per riempire le navi e ripartire velocemente, il sale serviva per conservare tutti i beni, gli alimenti, ed era quindi un prodotto essenziale alla vita di questa antichissima comunità che si era trapiantata dall'Oriente all'Occidente. 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